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le capacità dei cavi, in particolare modo quelli in cui una coppia e twistata, sono intrinsiche e sono dovute a diversi fattori, meccanici, tipo sezione dei cavi, dielettrico, distanza tra le superfici, ecc. Sono misurabili per mezzo di un capacimetro, ma non serve dato che queste caratteristiche sono parte integrante delle specifiche tecniche pubblicate. Non vi sono vere alternative, tenendo conto che i due fili di collegamento sono una linea di trasmissione che ha delle "regole" ben precise. Cavi coassiali e/o schermati sono da escludere proprio perchè le superfici esposte tra i due conduttori sono maggiori rispetto a quelle di una piattina telefonica o di un cavo rete e quindi potrebbero verificarsi attenuazioni maggiori e/o variazioni nei fronti di salita/discesa dei segnali elettici.
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Per mettere dei punti fermi a questa interessante divagazione sulle capacità dei cavi:
1) a (mio) rigor di logica sarebbe preferibile utilizzare cavi appartenenti a coppie diverse, giusto?
2) so che i colori dei cavi LAN corrispondono a precise caratteristiche. C'è un criterio per individuare quelli più adatti?
3) possibile che sul mercato non esistano alternative al sensori one wire oppure ripetitori di segnale? la necessità di inviare segnali a distanze superiori alla decina di metri credo sia abbastanza diffusa.
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01/11/2019, 10:59
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 01/11/2019, 11:00 da ippogrifo.)
1) Per diminuire le capacità parassite legate all'accoppiamento di due o più cavi è meglio allontanarli tra loro, quindi utilizzare cavi appartenenti a coppie diverse può essere una soluzione. Di contro però vi è il disadattamento di impedenza che si crea. Ad esempio un cavo di cat 5 presenta una capacità di circa 50pF/m ed una impedenza di circa 100 ohms; un cavo telefonico di n coppie presenta una impedenza di 600 ohms ma non ricordo la capacità. Le impedenze caratteristiche fanno si che interfacciandosi con apparecchiature che presentano in ingresso la stessa impedenza, vengano trasferiti al meglio i segnali elettici, cioè non vi sono riflessioni (se così non fosse parte dell'energia viena riflessa verso la sorgente, con conseguente distorsione dei segnali elettrici).
2) Costruttivamente le coppie sono realizzate nello stesso modo e successivamente inguainate; non sono al corrente se vi sono delle preferenze.
3) Assolutamente si, con diversi protocolli di comunicazione ed interfacce elettriche. Ad esempio la vetusta interfaccia elettrica RS485 che lavora su linea bilanciata, può raggiungere distanze notevolissime ed a cui molto spesso viene associato il protocollo Modbus nelle sue diverse forme. Vi sono anche "ripetitori" per l'onewire ma per reti molto più estese.
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01/11/2019, 11:02
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 01/11/2019, 11:03 da Enrico Sartori.)
ippogrifo ne sa un bel po', quindi mi limito alla 3.
3) domandati, quanto costa tirare un cavo schermato lungo oltre 10m, compresa la difficoltà, quando con 2€ compri un Wemos D2 con sensore, che ti invia tutto via mqtt, magari con wifi o radio frequenze (non ricordo il nome preciso). Ma è solo la mia idea da hobbista
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Le informazioni di Ippogrifo sono gocce preziose che cadono in un deserto di ignoranza (in materia, specialmente) per cui ne faccio scrupolosa nota. Purtroppo, però, tutti gli accorgimenti sin qui adottati si sono rivelati insufficienti alla lunga distanza. Ciò è snervante perché a distanza di giorni è difficile risalire alla causa del malfunzionamento. Ho provato a disinserire il negativo del sensore zoppo per lasciarlo riposare e sembrava che la cosa andasse ma, oggi, di nuovo fa le bizze.
Per quanto riguarda Sartori avevo detto che avrei preferito dedicare risorse mentali al protocollo MQTT quando avrei avuto più tempo. Ora mi preme conseguire subito il risultato essendo il sensore collegato ad un sistema di riscaldamento autonomo. Quello che mi aveva fatto rinunciare ad utilizzare gli esp8266 che ho è l'aver letto che esistono una infinità di varianti, ognuna delle quali richiede particolare configurazione. Ho dato solo una veloce scorsa alla guida. Ritieni tu che in qualche ora si riesca ad effettuare il collegamento? e se l'esp8266 fosse fuori della copertura wifi (ma a distanza ravvicinata rispetto al Raspberry) il collegamento potrebbe avvenire senza problemi?
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L'esp8266 è un dispositivo WiFi in grado di "adattarsi" con ottimi risultati a molteplici applicazioni. L'ho utilizzato anni addietro per controllare dei relay, in una (auto)configurazione come Access Point o client di rete WiFi (funzione del segnale radio). La velocità nella programmazione (ESP8266 + RPi) è correlata alle conoscenze HW/SW per applicazioni simili. Personalmente, dovendo ripartire quasi da zero (IDE, librerie per entrambi i dispositivi, ecc.) mi occorrerebbero diversi giorni (e non in python). Per quanto riguarda il malfunzionamento che si ripresenta è perchè non è stata individuata la reale causa (miglioramenti ve ne sono stati, ma non la risoluzione).
Vista la necessità di poter controllare la stufa, perchè non avvicinare momentaneamente il Rpi alla stessa sino ad individuare una lunghezza nel collegamento master-slave che non dia problemi? Certamente si allungherebbo i cavi degli altri due sensori, ma vale la pena provare.
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01/11/2019, 22:42
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 01/11/2019, 22:48 da ippogrifo.)
Il collegamento RPi e ESP8266 è WiFi. L'ESP8266, sempre (e soltanto) in WiFi, può operare come client di una rete esistente o assumere la funzione di Access Point e gestire una propria rete. O entrambe le funzioni. Dipende dalla programmazione. Il malfunzionamento non sfugge ad una logica, ha una motivazione e si tratta di individuarla. In elettronica, nel senso più ampio, non esistono "fenomeni magici" ma solo fenomeni strettamente legati a leggi fisiche, certe volte difficili da individuare e quindi prendere le "contromisure".
Utilizzare eventuali power line per estendere la rete via cavi alimentazione 230 VAC?