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enel rete a fotovoltaico monitorare intensità da direzione corrente e

Monitorare intensità e direzione corrente da fotovoltaico a rete enel
(03/11/2019, 21:10)ippogrifo Ha scritto: per accumulo intendi l'impiego di batterie? per consumi istantenei quali sono le tempistiche di riferimento?
l'idea è questa: 
1) raccolgo una serie storica degli esuberi e dei prelievi per un periodo significativo, suddiviso per frazioni di tempo sufficientemente brevi (una ventina di secondi, diciamo);
2) elaboro un grafico che, con un procedimento iterativo, mi indichi la probabilità di caricare batterie di capacità x. A quel punto posso calcolare i kw/h teoricamente accumulabili nell'arco di un anno. 
3) Tale dato va confrontato con  rendimento, costo, cicli di ricarica di batterie di sufficiente capacità.
Mi rendo conto che, detta così, possa sembrare un procedimento faticoso che, probabilmente, non vale la candela. Ma, d'altra parte, si vedono in giro venditori che più che impianti di accumulo vendono fumo. Ho avuto diversi colloqui con costoro e le valutazioni erano discordanti tra loro e assolutamente arbitrarie. Io, ad occhio e croce, dico che l'accumulo con batterie a ioni di litio non conviene. Forse in certe condizioni possono risultare vantaggiose batterie al piombo. Ma anche queste sono valutazioni empiriche. Da cui lo sfizio di fare i calcoli suddetti. Che ne dici?
Risposta
1) Essenziale, fare successivamente confronto per ricavare delta (+ o -) nel tempo stabilito
2) Dal punto di vista calcolo, e quindi sviluppo dell'algoritmo, il grafico non è essenziale, ma sicuramente serve a noi per capire "al volo" l'andamento della situazione.
3) Quale tipo di rendimento? Ad installazione dei pannelli completata il rendimento lo puoi ricavare dal punto 1; quale costo (il rapporto tra dare/ricevere da ENEL)? Se per costo intendi anche il costo delle batterie e relativo impianto, la cosa si fa un po più complicata, perchè entriamo nel modo della casistica: quanto tempo durano le batterie (MTBF = Mean Time Between Failures -> Vita Media) prima di una sostituzione e quindi relativo costo intervento? E il caricabatteiria? Se il fornitore è serio questi dati (MTBF) dovrebbero essere forniti sena problemi, altrimenti diventa una incognita. Per le batterie io sono propenso per Il Piombo Gel, sono quasi indistruttibili e sopportano scariche sino a quasi 0 Volt senza danneggiarsi; ma è da vedere se i sistemi di accumulo (e l'interfacciamento con l'inverter) prevedono queste batterie. Cicli di ricarica: nell'arco del tempo non è importante il numero di cicli di ricarica, bensì la capacità delle batterie di accumulare energia quando non vi sono carichi; una batteria carica non assorbirà altra corrente. In queso caso saà quindi necessario porre un sensore ad effetto di Hall per verificare la carica/scarica della batteria.Se la batteria è carica l'energia in eccesso non potrà essere immaganizzata, e quindi andrà detratta dal calcolo dell'eneria proveniente dai pannelli. Vi sono dei piccoli accorgimenti da considerare, ma sicuramente lo swiluppo del SW è possibilissimo, e volendo fare delle proiezioni nell'arco degli anni, considerare anche il tempo di ammortamento. Il tuto si basa su dati da rilevare in periodo temporale abbastanza lungo da essere significativo.
Risposta
relativamente al punto 3). Per rendimento io intendo il differenziale tra costo peri acquisto della corrente (0,27€/kw/h) e rimborso da parte del Gse ("scambio sul posto") pari a circa 0,06€kw/h. Quindi, se accumulo un kw/h e lo riutilizzo quando ne ho bisogno, risparmio (0,27-0,6)=0,21€. Il sistema avrà delle perdite nella conversione (15%?) per cui se immagazzino 1 kw/h ho un risparmio netto di (0,21*.85)=0,18€. Limitando l'analisi a dieci anni è ragionevole ritenere che intorno a quella data occorrerà cambiare inverter e batterie (il tipo che suggerisci tu, mi sembra, ha una durata stimata in un decennio). Ora il punto critico è dimensionare il banco batterie. Dalle mie prime rilevazioni ho notato che, durante la giornata, sono frequenti temporanei picchi di prelievo. Questo significa, ad occhio, che per un impianto da 6 Kw come il mio 2 kw/h di accumulo sono sufficienti per coprire la maggior parte delle esigenze diurne con tre, quattro cicli. per cui renderebbe (2*0,18*2)=0,72€ al giorno pari, in un decennio, a 2628€. Tenendo conto dei benefici fiscali, il costo di questo impianto non dovrebbe superare le 5.000€. Naturalmente le cifre sono solo esemplificative e tu sei in grado di rettificarle. Solo per tracciare uno schema di ragionamento. Fammi sapere se condividi. È corretta la tua osservazione circa l'aleatorietà dei dati forniti dalle ditte costruttrici ma tant'è. In mancanza di meglio...
Risposta
Direi corretto il rendimento per queste potenze (rendimenti superiori si ottegono con poteze notevolmente superiori) e quindi il calcolo del risparmio è giustificato. Prevedere una durata (vita media) di quel tipo di batterie , anche delle migliori, a 10 anni la vedo un po azzardata; sono ottime batterie ma sempre batterie. Nel caso specifico, per alimentare l'inverter, le batterie dovrebbero essere poste in serie sino a raggiungere il valore equivalente (minimo) di 230 V: quindi 20 batterie per 12V (nominali). La probabilità che una delle batterie ceda nell'arco del tempo è chiramente possibile, con il rischio, elevato, di non poter alimentare l'inverter quando necessario. Questo è possibile sia in fase di carica che di scarica. Volendo fare un calcolo dell'affidabilità sulle batterie in seie (teorico) avremmo: At= A1*A2*A3*...A20. Poichè l'affidabilità di una qualunque "cosa" è inferiore ad 1 (altrimenti avremmo il "moto perpetuo") il risultato finale sarà una affidabilità totale nettamente inferiore alla singola affidabilità. Da qui il mio pensiero di non aspettarsi 10 anni di non interventi. Propendere per 5 anni penso sia più reale (sempre che il fornitore delle batterie non garantisca una vita media di 10 anni). Hai notato dei picchi di assorbimento durante la giornata probabilmente dovuti alle resistenze di qualche elettrodomestico, tipo lavatrice, ecc.; stiamo andando incontro all'inverno ed hai gli strumenti per verificare il punto 1. Qualche modifica al SW che hai già sviluppato (immagino) e potrai fare riscontri che ti daranno, quanto meno, delle indicazioni sulla fattibilità di utilizzare le batterie: se durante l'autunno, inverno e primavera la curva di produzione non supera abbondantemente (carica delle batterie + consumi) la curva dei consumi, non credo che l'utilizzo delle batterie sia conveniente. Per quanto riguarda la capacità delle batterie di fornire la potenza necessaria durante i picchi, considera che la potenza da te calcolata (al momento consideriamola corretta) deve rappresentare il 70% di scarica delle batterie; due le motivazioni, 1) tutte le apparecchiature al di sotto di una certa tensione smettono di funzionare, quindi assorbendo corrente la tensione dlle batterie scende, 2) anche se le batterie al Pb gel sopportano scariche profone è opportuno, per la loro vita non farlo.
Risposta
Rettifica dove sbaglio: una batteria al piombo ha una capacità di un circa 50 A/h per 12 volt, quindi 600W/h. Per assicurare l'erogazione di 2000 wattora occorrerebbero solo 3/4 batterie e non 20. A riportare il voltaggio a 220AC ci penserebbe l'inverter. Senza tener conto, ovviamente, delle perdite di potenza nei vari passaggi. So di sbagliare ma non capisco dove. Poi, una parentesi. Il raspberry del fotovoltaico e gli altri funzionano bene e in maniera stabile nonostante la complessa rete wifi. Ma quando sono stato fuori, probabilmente causa sovratensione, proprio quello del fotovoltaico si è bloccato. Tornato a casa, riformattato la scheda sd ora tutto ok. Suggerimenti per sopperire a momentanei black out o sbalzi di tensione? come al solito, grazie.
Risposta
Il punto non è la capacita della batteria di erogare corrente nell'arco di un'ora: alla fine della scarica la tensione sarà prossima agli 0 V. E' evidente che apparecchiature che necessitano di una tensione di alimentazione di 12V per funzionare, sicuramente non funzioneranno con tensioni prossime allo 0 V. La domanda è, quindi, quale è la tensione minima applicabile (e garantita) affinchè il funzionamento dell'apparecchiatura rimanga affidabile al 100%? Prendiamo ad esempio un raspberry 3 senza carichi aggiuntivi (ipotizziamo assorbimento 1 A) : alimentazione nominale 5,1 V, a circa 4.7/8 V compare sul display il simbolo del fulmine, a 4,4V smette completamente di funzionare (valore di tensione preso ad esempio). Vuoi alimentarlo a batteria per circa 3 ore, quale dovrebbe essere la capacità della teorica batteria a 5,1V? 3A/h? Ma se al termine delle 3 ore la tensione di batteria è prossima agli 0V, per quanto tempo il dispositivo è rimasto realmente funzionante al 100%? Dopo quanto tempo la tensione di alimentazione ha raggiunto i 4,7V ed in fine i 4,4V?
Per batterie di una certa capacità e di industrie "serie", le stesse pubblicano le curve di tensione batteria-corrente erogata/tempo (ore), anche a varie temperature operative, dalle quali poter calcolare quanto necessario al corretto dimensionamento/individuazione della batteria da noi ricercata. Entrano poi in gioco altri fattori, tra cui la capacità del caricabatteria di ricaricare la batteria nel più breve tempo possibile, ma nel rispetto delle tensioni e correnti esposte dal costruttore della batteria. Ora lo stesso discorso vale per qualsiasi inverter: avrà una tensione nominale di funzionamento ed una più bassa, superata la quale smetteà di funzionare. La scelta della/e batteria/e andrà, quindi, fatta in funzione della durata nel tempo dell'alimentazione, dei carichi e della tensione minima di batteria che garantisce ancora il funzionamento.
Per quanto riguarda i momentanei black-out potresti utilizzare dei power bank che consentono simultaneamente di alimentare il RPi e caricarare le batterie (appena possibile ti comunicherò il link di un dispositivo che credo possa essere interessante, acquistato ma ancora non testato).
Risposta
(05/11/2019, 16:24)ippogrifo Ha scritto: Il punto non è la capacita della batteria di erogare corrente nell'arco di un'ora: alla fine della scarica  la tensione sarà prossima agli 0 V. E' evidente che apparecchiature che necessitano di una tensione di alimentazione di 12V per funzionare, sicuramente non funzioneranno con tensioni prossime allo 0 V. La domanda è, quindi, quale è la tensione minima  applicabile (e garantita) affinchè il funzionamento dell'apparecchiatura rimanga affidabile al 100%? Prendiamo ad esempio un raspberry 3 senza carichi aggiuntivi (ipotizziamo assorbimento 1 A) : alimentazione nominale 5,1 V, a circa 4.7/8 V compare sul display il simbolo del fulmine, a 4,4V smette completamente di funzionare (valore di tensione preso ad esempio). Vuoi alimentarlo a batteria per circa 3 ore, quale dovrebbe essere la capacità della teorica batteria a 5,1V? 3A/h? Ma se al termine delle 3 ore la tensione di batteria è prossima agli 0V, per quanto tempo il dispositivo è rimasto realmente  funzionante al 100%? Dopo quanto tempo la tensione di alimentazione ha raggiunto i 4,7V ed in fine i 4,4V?
Per batterie di una certa capacità e di industrie "serie", le stesse pubblicano le curve di tensione batteria-corrente erogata/tempo (ore), anche a varie temperature operative, dalle quali poter calcolare quanto necessario al corretto dimensionamento/individuazione della batteria da noi ricercata. Entrano poi in gioco altri fattori, tra cui la capacità del caricabatteria di ricaricare la batteria nel più breve tempo possibile, ma nel rispetto delle tensioni e correnti esposte dal costruttore della batteria. Ora lo stesso discorso vale per qualsiasi inverter: avrà una tensione nominale di funzionamento ed una più bassa, superata la quale smetteà di funzionare. La scelta della/e batteria/e andrà, quindi,  fatta in funzione della durata nel tempo dell'alimentazione, dei carichi e della tensione minima di batteria che garantisce ancora il funzionamento.
Per quanto riguarda i momentanei black-out potresti utilizzare dei power bank che consentono simultaneamente di alimentare il RPi e caricarare le batterie (appena possibile ti comunicherò il link di un dispositivo che credo possa essere interessante, acquistato ma ancora non testato).

Chiarissimo. Io ritenevo che si potesse prelevare la capacità nominale come si spilla il vino dalla botte.  Dunque essa non si riferisce alla "quantità" di corrente che si può prelevare sino a quando il voltaggio non scende al livello di sicurezza. Ora capisco i tuoi conteggi. Ho letto di power bank utilizzati per fornire corrente nei black out. In qualche misura stabilizzano anche la corrente? voglio dire, la corrente attraversa le batterie oppure queste intervengono solo quando la tensione scende sotto un certo livello?  Che succede alla fine della loro vita (qualche anno?) se ne può intercettare lo stato di salute tramite un qualche sensore in modo da evitare sorprese? Comunque aspetto il link per procedere all'acquisto. Nell'occasione,  quali sd utilizzi per limitare rischi di sformattazione?
Risposta
Non utilizzandoli non ho molta dimestichezza con i powewr bank; li conosco, so cosa fanno e a cosa servono, ma non ho mai approfondito l'argomento perchè non lo considero interessante e al momento necessario. Quello che può creare problemi sono le extra-tensioni piuttosto che le correnti; un buon power bank potrebbe anche svolgere la funzione di soppressione delle extra-tensioni (dipende ovviamente da come è stato progettato) ma non sono in grado di indicarti uno o più modelli (sto ricercando il link, appena trovato lo posto). La durata delle batterie che equipaggiano i power bank è strettamente correlata alla qualità della batteria stessa, al controllo degli assorbimenti sino al raggiungimento di una tensione di batteria oltre il quale il power bank si dovrebbe "staccare" dal carico (le batterie agli ioni di litio non accettano scariche oltre, se ricordo bene, il 30% del valore nominale; in più sono "esigenti" in termini di ricarica). La verifica dello stato di salute di una batteria è un pochettino più complesso poichè va fatto nel tempo: la salute della batteria decade nell'arco di mesi o anni, quindi serve un sensore ed un minimo di elaborazione dell'informazione. Come sensore si può utilizzare, guarda caso, l'INA219 configurato per leggere tensione e corrente di una batteria; invecchiando la batteria perde la capacità di erogare la stessa corrente, ad una certa tensione, di quando era nuova, ovvero i tempi si riducono. Verificando nel tempo questo parametro si potrà capire l'andamento.
Da sempre utilizzo SD della SanDisk acquistate su "piazza" in un grande store. L'ultima acquistata (micro) ha una velocità di trasferimento di 90 Mbit. Ma vengono utilizzate solo nella fase iniziale di boot poichè tutto il SO è caricato su hdd o SSD (interfaccia USB). Il file fstab, dopo il primo avvio da SD, viene modificato per indicare l'SSD o hdd (tramite UUID e non Sdx) da cui caricare il SO. Mai avuto problemi, anche in caso di mancanza improvvisa di corrente o spegnimento veloce senza shutdown.

il link per il dispositivo simile al power bank:[url=https://it.aliexpress.com/item/32969639665.html?spm=a2g0s.12269583.0.0.f3b83c04TTdIrC][/url].
Come già detto, acquistato ma mai provato
Risposta
[quote="ippogrifo" pid='23760' dateline='1572976685']
Non utilizzandoli non ho molta dimestichezza con i powewr bank; li conosco, so cosa fanno e a cosa servono, ma non ho mai approfondito l'argomento perchè non lo considero interessante e al momento necessario.  Quello che può creare problemi sono le extra-tensioni piuttosto che le correnti; un buon power bank potrebbe anche svolgere la funzione di soppressione delle extra-tensioni (dipende ovviamente da come è stato progettato) ma non sono in grado di indicarti uno o più modelli (sto ricercando il link, appena trovato lo posto). La durata delle batterie che equipaggiano i power bank è strettamente correlata alla qualità della batteria stessa, al controllo degli assorbimenti sino al raggiungimento di una tensione di batteria oltre il quale il power bank si dovrebbe  "staccare" dal carico (le batterie agli ioni di litio  non accettano scariche oltre, se ricordo bene, il 30% del valore nominale; in più sono "esigenti" in termini di ricarica).  La verifica dello stato di salute di una batteria è un pochettino più complesso poichè va fatto nel tempo: la salute della batteria decade nell'arco di mesi o anni, quindi serve un sensore ed un minimo di elaborazione dell'informazione. Come sensore si può utilizzare, guarda caso, l'INA219 configurato per leggere tensione e corrente di una batteria; invecchiando la batteria perde la capacità di erogare la stessa corrente, ad una certa tensione, di quando era nuova, ovvero i tempi si riducono. Verificando nel tempo questo parametro si potrà capire l'andamento.


Io i dati elaborati da ogni raspberry e gestiti localmente da domoticz li replico su un raspberry che con berryboot gestisce un hd che funge da nas. Quindi il problema dei Raspberry "sul fronte" è, più che altro, che potrebbero piantarsi rendendomi "cieco" da remoto sino al ritorno a casa. Quindi credo che acquisterò le sd della sandisk del tipo industriale. Comunque, un apparato per verificare lo stato di usura della power bank penso sia utile e ne affronterò la realizzazione (confidando sul tuo supporto).
Risposta
Per il sensore l'INA219 è perfetto, un po di SW e tempo per le prove di "calibrazione" del sensore stesso e il sistemino di controllo batteria è fatto.
Risposta
  


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